Social media e sanità
Facebook e Twitter da
tempo hanno sono più solo uno svago per adolescenti e studenti universitari, sono ormai parte integrante della vita
quotidiana di milioni di cittadini, e il mondo della sanità non fa eccezione.
Negli USA il 35%
della popolazione usa internet come seconda fonte di informazione per questioni
di salute, in Italia si avvicinano ai 30 milioni gli utenti di Facebook, che
rimane il social più diffuso.
Anche se con enormi
divari da regione a regione in Italia cresce il numero di aziende sanitarie
pubbliche che utilizzano Facebook e Twitter
come strumento per comunicare con utenti e cittadini, anche Linkedin avanza.
Negli ultimi anni le
aziende private statunitensi e inglesi del settore sanitario hanno aumentato
gli investimenti nei social
media, in Italia il quadro generale è fortemente frazionato. Purtroppo è
un effetto del fatto che il Servizi Sanitario Nazionale è nazionale solo sulla
carta, in realtà esistono venti servizi sanitari regionali che si comportano in
modo differente e, all’interno stesso dei servizi regionali, vi sono
comportamenti differenti in quanto molte regioni sono avare di linee guida nel
settore internet.
Eppure bisogna
constatare che uno degli elementi che ha profondamente modificato i rapporti
tra strutture sanitarie, medici e cittadini nello scenario contemporaneo della
cura e della salute è stato proprio il prorompente e inarrestabile sviluppo di
Internet e delle tecnologie digitali.
Le tecnologie
digitali non sono un vezzo tecnologico, ma un fattore abilitante al
miglioramento della qualità dei servizi, al contenimento dei costi,
all’affermarsi di nuove pratiche di cura e un
basilare strumento per lo sviluppo di relazioni e comunicazione tra
tutti gli attori del sistema sanitario.
E’ con il web 2.0 e
con i social media questi processi acquisiscono una crescente visibilità nella
scena pubblica, grazie allo sviluppo di spazi online di condivisione di
informazioni sulla salute, di scambio di pareri su prestazioni mediche, di interazioni
e dialogo con medici e strutture
sanitarie.
Le ricerche hanno
messo in luce come sempre più cittadini usano Internet per cercare informazioni
di tipo sanitario o che riguardano tematiche legate alla salute e agli stili di
vita salutari, a volte anche in modo disordinato e non sempre di esito
positivo, si pensi alla pericolosissima disinformazione sulle vaccinazione.
I dati CENSIS testimoniano una crescita rapidissima, Questo quadro, come
abbiamo accennato comporta anche criticità, come la diffusione di informazioni
improprie che possono causare rischi per i cittadini, a volte anche la
pubblicità sovrapposta alle informazioni sanitarie serie può confondere
l’utenza. A volte l’ansia di utilizzare mezzi di basso costo con abbandono di
mezzi tradizionali, può aumentare il digital divide, considerando che la
comunicazione sanitaria pubblica si rivolge indiscriminatamente a tutti i
cittadini, qualsiasi sia la loro condizione culturale e sociale.
I social media sono
anche uno strumento strategico per i sanitari. Gli usi vanno dalla ricerca di
informazioni specialistiche alla visibilità delle ricerche scientifiche, dalla
formazione professionale al supporto a pazienti con specifiche patologie. È poi
strumento pressoché indispensabile per
costruire e mantenere relazioni con le comunità scientifiche e professionali.
Come vediamo i social
media hanno possibilità di uso eccezionale nella comunicazione pubblica
sanitaria. Le aziende pubbliche possono,
a costi bassissimi, lanciare campagne di comunicazione e sensibilizzazione su
specifici temi sanitari o per promuovere stili di vita salutari anche
integrandoli con altri mezzi classici. Se utilizzati con regole e attenzione i
social media possono aiutare le aziende sanitarie a comunicare con utenti
difficili da raggiungere, come adolescenti e immigrati, in questo specifico
segneto di utenza è da incrementare l’uso, ancora molto limitato, di
applicazioni per smarphone.
Un uso classico è quello tipico per gli Uffici Relazioni con
il Pubblico per raccogliere i feedback degli utenti, monitorare le opinioni dei
pazienti e raccogliere i reclami per corregge i disservizi.
Anche nella
comunicazione interna vi è spazio si possono aprire spazi di dialogo anche con
l’apporto dei circoli ricreativi aziendali, per un dialogo di tipo anche
informale.
Per quanto riguarda
gli uffici stampa uno spazio sui social può essere gestito come valida
alternativa all’house organ, con possibilità di postare interviste, slide, foro
e interviste. Alcune esperienze di aziende private si sono rivelate molto valide.
Il Ministero della
Salute suggerisce alle strutture sanitarie italiane, all’interno delle linee
guida per la comunicazione on line pubblicate nel 2010, l’impiego di
piattaforme partecipative per pianificare attività di comunicazione più
efficaci in tema di promozione della salute e per stabilire con i cittadini
relazioni più coinvolgenti e di dialogo. Purtroppo spesso le buone indicazioni
ministeriali i sistemi sanitari regionali le recepiscono solo in parte o a
volte nemmeno le conoscono.
Su questo quadro
generale delle strutture sanitarie possiamo addentrarci tramite una ricerca
dell’Università di Sassari condotta nel 2013/14 dal prof. Alessandro Lovari (membro
del comitato scientifico di Comunicazione Pubblica).
La ricerca ha
esplorato e analizzato il processo di
colonizzazione dei Social Media da parte delle Aziende Sanitarie Locali
italiane (ASL) mettendo in evidenza le strategie comunicative e le
problematiche organizzativo/manageriali.
Lo studio si è articolato
in tre fasi con diversi metodi, ha mappato
della presenza delle Aziende Sanitarie Locali sui più popolari social
media (Facebook, Twitter, YouTube). Ha analizzato
il contenuto delle pagine per descrivere le tipologie di messaggi
pubblicati sulle timeline delle presenze istituzionali su Facebook. E infine ha
svolto interviste ai direttori
generali e i direttori della comunicazione, per analizzare i problemi di
attuazione, le strategie comunicative, le implicazioni gestionali e i vincoli
che impediscono un corretto sviluppo dei social media da parte delle ASL.
La ricerca conferma che
il trend è in crescita ma emergono
differenze regionali non rispondono a logiche territoriali ma alle scelte
compiute da organi di indirizzo della comunicazione sanitaria.
Le maggiori difficoltà sono
causate da vari fattori. Premesso che, in generale, nella sanità pubblica sono
quasi sempre insufficienti le risorse economiche ed umane investite nella
comunicazione, mancano le risorse umane
qualificate e specializzate per gestire le piattaforme, spesso la un profilo Facebook non viene aperto solo perché
mancano le risorse umane per gestirlo.
Permane un forte gap culturale di molte
Direzioni Generali che hanno paura
di ricevere commenti negativi e critiche da parte dei cittadini.
Infine il peggior ostacolo è dovuto alla resistenza
al cambiamento e cultura dell’innovazione, in certe aziende vi è ancora
addirittura il divieto di accesso ai social media all’interno delle Asl.
Malauguratamente
troppe ASL sono gestite da Direttori Generali che non hanno familiarità con i
social media e non sono in grado di comprendere la rivoluzione tecnologica
digitale che questi mezzi posso portare alle organizzazioni.
Come spesso ho
rilevato si combattono le guerre con i generali della guerra precedente, dei
novelli generali Cadorna che mandano le truppe all’attacco, allo scoperto, con
la sciabola sguainata, perché non hanno capito cosa è una mitragliatrice…
Purtroppo dobbiamo
così constatare che l’uso dei social media per la comunicazione sanitaria
istituzionale è ancora in una fase
sperimentale per la quantità e
qualità. Ancora troppe Asl non sono
ancora pronte a cogliere l’opportunità di attivare rapporti diretti con i cittadini. Non investono ne risorse
umani ne materiali.
L’Associazione
Comunicazione Pubblica da anni è in prima fila in questa battaglia culturale,
sia nella formazione che nella divulgazione. Come prosegue nella battaglia per
il riconoscimento dei profili professionali nei contratti della sanità che è
necessaria per poter portare i laureati in scienza della comunicazione a
ricoprire un ruolo che è più che necessario.
Per concludere è importante
ancora sottolineare che le aziende sanitarie pubbliche, insieme ai comuni, sono
il più importante e diffuso contatto del cittadino con lo Stato, e che il
bilancio delle regioni per il 70% è indirizzato alla spesa sanitaria. Un tale
quadro socio-economico richiede assolutamente una comunicazione pubblica forte
e moderna, come noi di Comunicazione Pubblica P da sempre sosteniamo.
Segretario Generale Associazione
per la Comunicazione Pubblica e Istituzionale
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