Wikipedia

Risultati di ricerca

domenica 23 settembre 2018

Identikit di un Comunicatore Pubblico, ad uso di politici pasticcioni.



Appartengo alla prima generazione della comunicazione pubblica, quella nata sul campo,  quando le lauree in comunicazione ed equipollenti non esistevano, si parlava a malapena di uffici stampa nei grandi enti e le pubbliche relazioni non esistevano al di fuori delle ditte private molto avanzate.
Il mestiere di Comunicatore Pubblico oggi è ben delineato, è quello di un professionista, preparato e ora anche certificato, che comunica la sua istituzione, che è parte dello Stato, curando in primo luogo il pubblico interesse. Sono le caratteristiche professionali per le quali l’Associazione  Compubblica si batte da quasi 30 anni.
Il Comunicatore Pubblico non è ne un santo ne un missionario, non è al di fuori del mondo,  può  certamente avere sue idee politiche, ma deve essere, prima di tutto, fedele allo Stato e al pubblico interesse.
Chi invece svolge la funzione di “portavoce” o di comunicatore in qualsiasi ruolo, su nomina politica, dovrebbe essere scelto dai politici per capacità professionale e non per mera “canina fedeltà” al politico o al partito.  Dovrebbe poi attenersi a regole di lealtà verso lo Stato, anche se non è di ruolo.
Quando insegno ai giovani la mia professione, cioè quella di comunicatore pubblico, premetto sempre una cosa molto semplice, i comunicatori bravi e preparati sono tutti “primedonne”, è un mestiere che richiede carattere per essere svolto con efficacia. Ma per essere una vera “primadonna”, e non una brutta copia, significa sapere come e quando entrare ed uscire di “scena” e sapere su quali palcoscenici esibirsi.
Purtroppo da alcuni anni i politici umiliano i professionisti di carriera della comunicazione, spesso affidano la comunicazione pubblica a personaggi improvvisati, dagli amici e parenti a personaggi estranei al settore pubblico. A volte vi sono tra loro professionisti  validi, ma per altri contesti professionali, incontriamo troppi elementi presuntuosi che non hanno l’adeguata professionalità e umiltà per comprendere  dove si opera, come e con chi.
Chi comunica professionalmente un ente o un suo amministratore deve essere sempre disponibile e presente, ma pressoché “trasparente”.  Per chi è stato in prima linea, ad esempio come un giornalista di testata o televisivo, può essere poco piacevole, ma il mestiere è quello, se non piace basta non farlo.
 Per fare un semplice paragone, un'agenzia pubblicitaria vende il prodotto del cliente ma non se stessa contemporaneamente, per pubblicizzarsi usa strumenti e momenti diversi da quelli che usa per il cliente.
Essere l’Addetto Stampa o Capo di Gabinetto del sindaco, presidente o ministro non significa poi credere di avere i loro poteri. Devono essere rispettati, struttura e gerarchie dell'istituzione, i comunicatori politici sono solo dei collaboratori pro tempore, come chi li ha nominati. In quelle posizioni si sono create o distrutte carriere, perché al termine del mandato politico, tutto è azzerato e quasi sempre si è premiati o puniti professionalmente, a seconda di come si è operato.
Negli ultimi 20 anni, e non parlo di una sola componente politica, ma praticamente di tutte, abbiamo assistito alla nomina di addetti stampa e capi di gabinetto che debordano dalle loro funzioni, tiranneggiano i comunicatori di ruolo, si pongono davanti ai loro rappresentati istituzionali, perché magari nella gerarchia del partito erano o sono importanti.
A volte arroganti e offensivi con i giornalisti, irrispettosi delle strutture istituzionali e di dirigenti e funzionari, spesso addirittura più dialoganti con il partito invece che con il loro referente istituzionale.
Alcune elementari regole professionali, normali e logiche sono spesso poi  sistematicamente violate, a volte per ignoranza a volte per presunzione.
Negli eventi che lo richiedono bisogna seguire il cerimoniale, non rispettarlo non significa essere moderni o originali, si è solo ridicoli e maleducati. Il comunicatore, durante l’evento, deve essere vicino all'amministratore, sempre pronto a intervenire, ma mai di fianco o davanti, è anche da evitare di essere ripresi nelle foto ufficiali. Deve essere educato e corretto il rapporto con i giornalisti, fanno il loro mestiere anche quando i loro articoli non sono graditi, trattarli male e con arroganza di certo non migliora le situazioni.
Non si rilasciano mai interviste di alcun genere, a meno che non sia richiesto da particolari condizioni, come ad esempio la comunicazione di crisi.
Il cerimoniale, preziosa ed utile arte sempre attuale., troppe volte è violata da chi non la conosce e non ascolta i professionisti, genera incredibili gaffes che, per il momento pubblico in cui accadono, hanno immediata ed eccezionale risonanza con effetti di immagine disastrosi.
Nella loro presuntuosa arroganza, questi comunicatori politici, dimenticano che il porsi in situazioni di eccessiva ed errata visibilità è un bellissimo regalo fatto ai nemici della loro parte politica e dell’amministratore che seguono. Procurano l’occasione imperdibile di attaccare il collaboratore di un politico, che è molto più debole del suo capo ma gli è vicinissimo. Di regola il risultato è di lesione politica e di immagine ottimale, non ci vuol molto a comprenderlo.
Non ho fatto nomi, ma anche le cronache di oggi ci parlano di una gaffes istituzionale di un portavoce, ma non è l’unico e non è solo il suo partito quello che fa queste cose. Le cronache sono piene da anni di casi similari, spesso il caso non è pubblico, ma in modo più insidioso, con la scusa di risparmi economici, si sono ridotti dimensione, poteri e indipendenza dei servizi di comunicazione di molti enti pubblici.
Il risultato è evidente, grandi enunciazioni di modernismo, ma  in concreto le nuove professionalità sono fastidiose a vecchi burocrati e politici, tutti super conservatori, abilissimi nel travestirsi da innovatori. La Pubblica Amministrazione è ormai costellata degli errori, compromessi e clientelarismi dei politici, scaricate tutte sui dipendenti di ruolo.
il risultato è che i cittadini vedono sempre più la Pubblica Amministrazione, come entità lontana,  diretta emanazione della politica e non più come istituzione imparziale.
Le ultime elezioni hanno visto vittorie e sconfitte nate sulla capacità e incapacità di comunicazione o del suo rinnovamento. Quasi sempre proprio gli errori di comunicazione, causati dalla confusione tra comunicazione politica ed istituzionale hanno causato pesanti sconfitte.
Ribadisco che la Comunicazione Pubblica Istituzionale è, e deve essere, al servizio dello Stato, tenacemente e orgogliosamente, apolitica e apartitica. Può e deve dialogare con tutti coloro che gestiscono la cosa pubblica, di qualunque forza politica appartengano, ma non deve esserne parte. ciò è nell'interesse di tutti, in prima linea i politici stessi.
Quasi sempre le componenti politiche che perdono lamentano l’incomprensione dei cittadini per il lavoro svolto. MA, ribadisco con forza, non solo ideologica, ma supportata da fatti concreti, che se ci fossero stati nelle amministrazioni pubbliche più comunicatori pubblici professionisti, imparziali, preparati e regolarmente riconosciuti e contrattualizzati e meno portavoce, portaborse e pseudo-consulenti, si sarebbero evitati molti guai e i cittadini sarebbero meno mal disposti nei confronti degli amministratori pubblici e della PA.
Mi chiedo quanti guai, causati da politici pasticcioni supportati da comunicatori improvvisati, debbono ancora accadere, perché la politica comprenda che sono indispensabili comunicatori pubblici professionisti ed imparziali.

Pier Carlo Sommo
Segretario Generale
Associazione per la Comunicazione Pubblica e Istituzionale

  

giovedì 13 settembre 2018

Il ritorno di Braghettone


Il ritorno di Braghettone
Daniele Ricciarelli, valente pittore e scultore di Volterra  (Volterra, 1509 – Roma, 1566), era uno degli allievi prediletti del maestro Michelangelo, a suo malgrado è passato alla storia come il Braghettone”, per aver coperto con vestiti e foglie di fico i genitali dell'affresco del Giudizio Universale nella Cappella Sistina, nel 1565, poco dopo che il Concilio di Trento aveva condannato la nudità nell'arte religiosa. È stato dimenticato però che fortunatamente il suo intervento censorio impedì di demolire irreparabilmente quegli affreschi considerati scandalosi.
In realtà, lui non fu nè l’unico nè l’ultimo a mettere le mutande ai santi, ciclicamente la censura si ripropone anche ai nostri giorni, ultimo episodio fu quello delle statue coperte nei musei capitolini, da uno zelante funzionario, durante la visita del presidente iraniano Rohani.
L’ultimo intervento alla “Braghettone” è però di oggi.

Da alcuni giorni si è scatenata l’ilarità in tutt’Italia per l’apertura a Torino  della prima «casa di appuntamenti» con sexy bambole. Vi sono battute di ogni genere sulla questione.
Invece di sorridere, ieri, con burocratica serietà, la polizia municipale di Torino e l’ufficio di igiene dell’ASL hanno chiuso la prima «casa di appuntamenti» con sexy bambole in Italia. Il blitz, è stato disposto  per presunti problemi amministrativi e d’Igiene.
I solerti vigili urbani sostengono che erroneamente alla Camera di Commercio l’attività è  definita un’attività commerciale, quindi un negozio, ma invece non si vende nulla di materiale, se non un po’ tempo per far sesso con i bambole in lattice: 80 euro mezz’ora, 100 euro un’ora.
I vigili urbani sostengono che invece è un albergo, un’attività di affittacamere, anche se a mezze ore. I clienti perciò devono essere registrati con nome e cognome e fornire un documento,  il tutto poi va segnalato alla Questura, come in qualsiasi albergo o affittacamere.
Invece l’ASL ha dei dubbi sul sistema di pulizia delle bambole, non che siano state trovate sporche, ma l’ufficio di Igiene non ha saputo dire se il sistema di pulizia adottato sia valido.
La Stampa riporta poi le dichiarazioni dei vicini, una signora che vive nell'appartamento sopra il locale dice: «C’era tutta quella gente che andava e veniva. Io avevo fin paura certe volte, specie di sera». Altri virtuosi cittadini i cui alloggi si affacciano sul cortile dell’appartamento della scandalo dicono: «L’altro giorno abbiamo contato sette persone che sono andate lì. Pensi lei con che animo lasciamo scendere i nostri bambini in cortile. Chi è quella gente? Cosa cerca qui? Un’attività del genere non deve stare in un posto come questo».
Or dunque, vediamo di ridurre al giusto ruolo questa storia, che ritengo principalmente comica.
I cittadini preoccupati della vicinanza dell’esercizio dovrebbero tranquillizzarsi, la categoria che frequenta tale esercizio probabilmente oscilla tra i curiosi e i seguaci di Onan. Non sono decisamente categorie pericolose,  non risulta che siano avvenute finora risse e regolamenti di conti violenti per bambole di gomma e gonfiabili. Ne tanto meno risulta che mafia e ndrangheta si siano interessati al business. Inoltre in tutta la città vi sono moltissimi sex shop che vendono di tutto e non vi sono particolari problemi di ordine pubblico ad essi legati
I vigili urbani, così solerti in questo caso, dovrebbero valutare, sul lato dell’ordine pubblico, che sinceramente la città è piena di problemi: campi ROM abusivi, prostitute e prostituti sugli angoli di mezza città, ristoranti etnici e minimarket di dubbia igiene e attività, spaccio di stupefacenti sfacciato ecc ecc,. Perché impiegare tempo per una sciocchezza che probabilmente morirà da sola, terminata la curiosità? Per il lato amministrativo, basta poi che emettano scontrino fiscale e paghino le tasse, sinceramente alla Questura, già oberata di serissimi impegni, cosa importa del nome di chi per mezzora si dedica a plastici ( el senso di plastica) amplessi o attività onanistica fuori delle mura domestiche?
L’autorità sanitaria, certamente avrà a cuore la salute dei cittadini, ma i problemi seri d’igiene impellenti forse sono altri. Fino alla soppressione delle  case chiuse, le prostitute erano controllate periodicamente dal Medico Provinciale, oggi nessuno controlla le prostitute delle più svariate nazionalità che popolano la città, che hanno spesso patologie nostrane e importate.  E' allora è così  preoccupante se qualche sporadico individuo ha il remoto rischio di prendere una malattia sessuale da una bambola? Non mi risulta che finora l’OMS (organizzazione mondiale della sanità) abbia dato direttive e emanato allarmi di contagio sulla sanità delle bambole di gomma…..

Probabilmente tutta questa inutile e costosa agitazione delle pubbliche autorità (ricordiamo che purtroppo paga Pantalone) è stata sicuramente fomentato dal solito perbenista estremista, che arruolerebbe nuovamente “Braghettone”, il quale però, sinceramente, con internet (vedi you porn e  migliaia di siti similari), avrebbe qualche problema ad operare.
Che dire infine, la madre degli imbecilli e dei moralisti è sempre gravida….
 




lunedì 3 settembre 2018

Come sopravvivere ad un capo idiota


Come sopravvivere ad un capo idiota


Riordinando la mia biblioteca ho ritrovato un interessante libro del 2005  pienamente attuale:Come sopravvivere ad un capo idiota”, ancora oggi in vendita. L’autore è John Hoover, laureato, ha conseguito due master e ha alle spalle molti anni di esperienza come quadro, dirigente, imprenditore consulente.
Nel testo confessa di essere stato un capo idiota e, come tutti i capi idioti, ha portato le sue disfunzioni all'interno della catena di comando aziendale, senza rendersi assolutamente conto dei disastri che combinava. Poi ha cominciato a capire, e ha scritto libri sulla leadership, la creatività e le prestazioni manageriali. Ha viaggiato molto per far conoscere i vantaggi della leadership collaborativa e dell'organizzazione orizzontale; i suoi clienti erano gentili, e aspettavano che se ne fosse andato prima di ignorare i suoi consigli, gli idioti sono refrattari ai buoni consigli…..
Il libro è stato scritto come risarcimento per il suo periodo di “idiozia” e per vendicarsi di tutti i capi idioti incontrati.
Giunto quasi alla fine della mia carriera lavorativa il libro mi ha stimolato a ripensare i tempi passati.
Come ho sempre asserito non sono un carrierista, mi sono dato da fare solo perché ogni scatto di carriera corrispondeva ad un vantaggio economico e un “capo idiota” in meno da sopportare nella catena di comando. 
Debbo ammettere che i “capi idioti” incontrati mi sono stati anche utili, solo perché hanno fatto di me un buon capo, in quanto sono stati l’esempio costante di tutto quanto non bisognava fare per far funzionare una struttura, sprecare denaro e vessare i dipendenti. 
Ora giunto alla dirigenza da molti anni ho solo più un capo e bramo alla quiescenza per avere al di sopra di me solo Dio. 
Nei miei oltre 40 anni di attività lavorativa, a partire dal 1975 dall’Esercito dove ero sottufficiale, ho totalizzato ben 15 capi diretti (ci sono stati anche quelli indiretti, ma il calcolo è complicato e il rapporto saltuario), dei quali 8 erano tra il normale e il buono e purtroppo 7 erano veramente Idioti totali più che cattivi, incompetenti, frustrati o psicopatici. Individui giunti al vertice per meccanismi strani che vanno dal politico-sindacale alle relazioni personali o parentali. La percentuale di quasi il 50% testimonia purtroppo l’alto numero di idioti esistenti
Ho incontrato un eccezionale bestiario che va dall’ufficiale che odiava l’Esercito (che lo manteneva), voleva far l’ingegnere ma non passava mai gli esami al Politecnico, al complessato egocentrico che si riteneva un genio incompreso, sempre nevrotico perchè stressato da una moglie brutta e prepotente. 
In totale 7 inutili esseri idioti che hanno prodotto danni alle strutture pubbliche o private, qualcuno ahimè è ancora in piena attività, in attesa di un altro capo idiota che lo sostituisca...
Come giustamente afferma John Hoover nel suo libro : ” I capi idioti sono il freno dell’ evoluzione organizzativa e, come gli scarafaggi, sopravvivono alle calamità che spazzano via persone di grande talento e creatività. Sebbene siano dei parassiti delle stanze dei bottoni, gli idioti possono rendere servigi importanti,a patto che non ne siano responsabili. Il problema è che troppo spesso lo sono.” ….“ Gli idioti attivi portano la loro disfunzione in posizioni di leadeship e non si rendono assolutamente conto dei disastri che combinano.”
Il "capo idiota" è un disincentivo potentissimo al lavoro, non capisce mai le professionalità (anzi le odia, perchè sanno più di lui) , di regola le usa per criticare i tecnici più preparati, il risultato principale è che quando i migliori collaboratori non  vanno in altre aziende, si riducono all' ignavia, indotti a non creare nulla e a fare solo quello che è richiesto e nulla più. 
Non bisogna poi mai contraddire il capo idiota o segnalargli uno sbaglio. La fiera idiozia che li riempie provoca una immediata irritazione.“Gli incompetenti, osserva Hoover, sono molto sensibili alle critiche, e di conseguenza non si lasciano convincere dalla logica e dalla ragione ".
Purtroppo, non esistono soltanto dei capi idioti, ma ci sono anche i paranoici, i sadici, i chiacchieroni, i machiavellici, che in genere godono nel sabotare gli sforzi dei collaboratori competenti
il capo idiota, per fortuna, semplicemente non è in grado di riconoscere i talenti aziendali“, per cui si circonda dei migliori idioti lecchini assenzienti, che lo aiutano a condurre la struttura nel baratro.
Il libro è molto interessante perché cerca di dare consigli per gestire i capi idioti, ma termina affermando: “Sopravvivere e avere successo con un capo idiota è come scalare un montagna,“ e dispensa consigli di tolleranza. 
Condivido le analisi di John Hoover ma non le terapie.
Personalmente sono sopravvissuto professionalmente e umanamente a 7 capi idioti, ma non ho mai abbassato la testa, perché per me la dignità umana e professionale è al di sopra di tutto. 
Forse anzi, certamente, ho perso qualche occasione di carriera ma non ho mai voluto unirmi alle schiere degli idioti nè come sottoposto nè come capo. Di questo ne sarò consapevole e orgoglioso fino al momento della mia quiescenza. 
Cosa che è trascurata nel libro, che io ho sempre letto e leggo negli occhi dei “capi idioti”, è la loro profonda insoddisfazione e insicurezza mascherata dalla aggressività. Purtroppo per loro, non sono sufficientemente idioti per non essere consapevoli della loro incapacità e inettitudine, nonostante ascoltino per rassicurarsi i cori osannanti della cerchia dei lecchini, razza che immancabilmente si eclissa appena l’idiota va in pensione o in disgrazia.
In fondo il "capo idiota" è un poveretto da compatire, un eterno insoddisfatto dei magri risultati della sua inutile e purtroppo aziendalmente dannosa esistenza….